Disturbo Ossessivo Compulsivo
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è generalmente caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni, anche se, in alcuni casi, si possono presentare ossessioni senza compulsioni e viceversa.
Importante fare una distinzione tra ossessioni e compulsioni.
Le ossessioni sono pensieri, immagini mentali o impulsi che si manifestano ripetutamente nella mente di una persona e che sono percepiti come sgradevoli ed intrusivi. Questi fenomeni mentali involontari infastidiscono molto le persone che ne soffrono, sia perché sfuggono al loro controllo sia perché provocano delle emozioni negative (es. paura, ansia, disgusto, senso di colpa, ecc.), a tal punto che in molti casi si sentono costrette a mettere in atto una serie di comportamenti ripetitivi o di azioni mentali per ridurre lo stato di disagio che li attanaglia (compulsioni).
Le ossessioni sono spesso di natura bizzarra e il loro contenuto può variare; ad esempio, ci si può preoccupare in modo eccessivo dello sporco, dei germi, di perdere il controllo dei propri impulsi aggressivi e fare del male a qualcuno.
Chi ne soffre è solitamente consapevole della loro infondatezza o esagerazione.
Tuttavia, in alcuni casi, si può essere così ansiosi da non rendersi neanche conto che si tratta solo di pensieri e fondendosi con essi vengono generate preoccupazioni irrazionali o quantomeno eccessive.
Le compulsioni, dette anche rituali sono invece dei comportamenti ripetitivi (lavarsi le mani, controllare se lo sportello della macchina è stato chiuso, riordinare, ecc.) o delle azioni mentali (contare, pregare, ripetere formule superstiziose), messi in atto per ridurre il senso di disagio e ansia provocati dai pensieri ossessivi.
Che cosa si può fare…
APPROCCIO PSICOTERAPICO
Se la situazione non è particolarmente grave, il primo intervento proposto al paziente affetto da disturbo ossessivo-compulsivo è quasi sempre un intervento comportamentale teso al graduale decondizionamento dalle abitudini ossessivo-compulsive acquisite, partendo da quelle che lo coinvolgono in modo più lieve e che interferiscono meno con le attività quotidiane. Ottenuti i primi miglioramenti, si passa ad analizzare e rimuovere i comportamenti più invasivi e disturbanti, seguendo una logica graduale, fino alla completa risoluzione del disturbo.
Gli studi di efficacia sul trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo hanno dimostrato come la maggior parte delle persone ottengano buoni risultati con una terapia cognitiva comportamentale che includa un approccio ERP (Esposizione con Prevenzione della Risposta) unitamente al sostegno e supporto da parte della famiglia ed ad un eventuale trattamento farmacologico.
Nello specifico l’ERP è una strategia di grande efficacia basata sull’esposizione ai pensieri, le immagini, gli oggetti e le situazioni che determinano disagio, seguita dalla prevenzione della risposta disfunzionale di tipo compulsivo. Attraverso la prevenzione della risposta la persona ha modo di sperimentare progressivamente la spontanea riduzione dello stato di disagio.
Il trattamento fa leva su una serie di strategie che utilizzate in modo integrato sono in grado di determinare in tempi relativamente brevi un aumento dei gradi di libertà del paziente.
TERAPIA FARMACOLOGICA
Se il disturbo ossessivo-compulsivo è presente da diverso tempo o molto radicato per riuscire a ottenere un miglioramento significativo, è necessario intraprendere un trattamento farmacologico.
INTERVENTI DI SUPPORTO
La famiglia può fare molto per agevolare il percorso terapeutico del paziente, assicurando un ambiente domestico capace di supportare e promuovere il recupero cercando di ristabilire relazioni interpersonali positive. Tuttavia, in alcuni casi il clima familiare è talmente destabilizzato da arrivare a compromettere seriamente la possibilità di ottenere benefici dalle cure proposte. Quando ciò si verifica, di norma si consiglia di estendere l’intervento psicoterapico all’intera famiglia.
MINDFULNESS
La pratica della Mindfulness, che facilita l’acquisizione di una nuova modalità di relazionarsi con la propria esperienza interna, ben si integra con la psicoterapia cognitivo-comportamentale nel trattamento di questo disturbo. Attraverso la pratica della Mindfulness la persona può infatti imparare a spostare intenzionalmente l’attenzione sul momento presente ed osservare gli eventi esterni ed interni nel loro divenire, a non identificarsi nei propri pensieri, a ridurre la propria reattività rispetto a stimoli e situazioni che determinano disagio facilitando lo sviluppo di un atteggiamento di accettazione e calma interiore.